20 ANNI

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Era il 9 luglio 2002, nei locali di Via S.Francesco 11 a Sanremo veniva costituita l’associazione Mappamondo, avente per finalità la promozione della cultura, delle tradizioni delle espressioni artistiche dei popoli del mondo, nonché l’inserimento socio-culturale dei cittadini extracomunitari nel territorio della provincia di Imperia, lo sviluppo di una cultura del confronto, dell’accoglienza e della responsabilità, il sostegno solidale alle persone in difficoltà. Vent’anni dopo Mappamondo è:

In questa pagina le testimonianze di quelli che c’erano allora, di quelli che negli anni hanno fatto un pezzo di cammino insieme a Mappamondo, di quelli che oggi sono volontari in associazione.

 

 

Antonella Squillace – Mappamondo 20 anni dopo…Cos’è stato per me?

13 anni! Un pezzo della mia vita. Quel 9 luglio del 2002 c’ero anche io tra i fondatori di Mappamondo.

Si era sull’onda della legge Bossi-Fini, appena approvata e c’era tanto da fare, tanto da discutere, tanto da contrastare, soprattutto a livello culturale.

Di quegli anni, intensi e pieni, mi sono rimasti ricordi, sogni, sensazioni, incontri, sapori anche, e tanti volti.

E da questi volti tanto ho ricevuto. E li serbo in uno scrigno.

Se a distanza di vent’anni, Mappamondo ha ancora tanto da dire e da dare, significa che l’intuizione di quel momento era non solo necessaria, ma fondamentale e non solo per quel periodo storico ma per quello che ne è venuto dopo. Da quel piccolo seme gettato quel giorno di luglio, in cui si era forti solo dell’idea ma all’oscuro di quello che sarebbe stato il percorso, molteplici sono stati gli ambiti in cui l’Associazione si è impegnata e che ne hanno caratterizzato l’identità: dalla mediazione culturale, nelle scuole innanzitutto, nei presidi ospedalieri e là dove se ne presentava il bisogno – mediazione da non intendersi come mero interpretariato linguistico – alla sensibilizzazione del territorio provinciale ai temi dell’accoglienza e della multiculturalità, dalla formazione dei docenti, ai corsi di alfabetizzazione dei cittadini stranieri anche in collaborazione con altre associazioni di volontariato, dalla presentazione di libri, organizzazione di convegni e tavole rotonde, dibattiti, alle cene etniche.

A distanza di vent’anni, tutto quanto riguarda l’immigrazione e dunque il confronto con l’altro e l’integrazione, si è modificato (tranne la Bossi-Fini che resta purtroppo in vigore!). Non è una questione “emergenziale”, anche se spesso viene considerata tale. Sotto il peso di una crisi sociale e schiacciati da guerre, siccità, pandemie, a chi interessa più il problema degli immigrati, dei rifugiati, dei richiedenti asilo? Di chi è costretto a lasciare la propria terra, per sfuggire a guerra, violenza, carestie, o semplicemente perché alla ricerca di condizioni di vita migliori? Ma soprattutto, interessa che queste persone si possano integrare in un tessuto sociale capace di accogliere e valorizzare culture, tradizioni, competenze?

La nostra tentazione è quella di ripiegarci e chiuderci ancor più in noi stessi, nei nostri problemi personali. I cambiamenti che avvengono intorno a noi non ci hanno resi più aperti, più disponibili a farci mettere in gioco.

Il lavoro di Mappamondo diventa, allora, ancor più necessario e proprio su quel fronte culturale, per ottemperare a quella sua finalità inserita nella sua “mission” alla nascita: “la promozione della cultura, delle tradizioni delle espressioni artistiche dei popoli del mondo, nonché l’inserimento socio-culturale dei cittadini extracomunitari nel territorio della provincia di Imperia, lo sviluppo di una cultura del confronto, dell’accoglienza…”

Gli obiettivi di Mappamondo sono più che mai attuali, ancor di più oggi per incidere, pungolare e stimolare ad una riflessione.

Un impegno quotidiano con la consapevolezza che uscire dalla logica dell’emergenza per trattare il tema dell’immigrazione in Italia è la strada che le istituzioni innanzitutto, e tutti, dobbiamo percorrere con maggiore convinzione di quanto fatto finora.

Per cogliere la ricchezza che c’è nell’accogliere e confrontarsi con persone di origine, culture e religioni diverse.

C’è ancora molto da fare. E allora, buon cammino Mappamondo!

Fondazione Mappamondo 2002